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mercoledì 28 gennaio 2009

E' iniziata una nuova era...

Da una settimana gli Usa hanno ufficialmente un nuovo presidente....il tanto atteso BARACK OBAMA!

Speriamo riesca a cambiare veramente tante cose che nn vanno: i rapporti col resto del mondo, l'economia...il fatto che ci faccia sperare è già un qualcosa dopo anni di rassegnazione!
Ora servono i fatti....Auguri Barack!


Discorso di insediamento:

giovedì 6 novembre 2008

Reggarà la Baracka?!? Io penso di si!

Finalmente il momento è arrivato, le paure scacciate e il trionfo totale! Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Beh che dire se non la profonda felicità per quanto avvenuto, un momento che si rivelerà storico, Martin Luther King disse "I have a dream.." è questo sogno Obama l'ha realizzato: il primo afro-americano alla casa bianca.

Gli Stati Uniti avevano bisogno di questa svolta e il mondo aveva bisogno di questa svolta, dopo 8 anni di amministrazione Bush che definire un disastro è poco e che in campagna elettorale messo più volte in imbarazzo il candidato repubblicano Mccain e che sicuramente lo hanno privato di voti che in precedenza erano stati per i repubblicani.
Cosa ci lascia l'amministrazione Bush?? Beh sul piano della politica interna americana ha tralasciato ogni supporto all'economia americana e soprattutto alle famiglie, non ha migliorato l'assistenza sociale e sopratutto quella sanitaria, la finanza è crollata e le banche fallite e come il solito a discapito dei cittadini; sul piano estero ancora peggio e soprattutto con l'inganno! Se l'attacco in Afghanistan è stato approvato da tutti sull onda emotiva dell'11 settembre (anche sull'11 settembre ci sarebbe da dire..) l'Iraq è stata una tragedia sotto tutti i punti di vista: la situazione è ben lontana da una conclusione e i soldati sono stati mandati come carne da macello e i morti ormai hanno raggiunto numeri elevati; la popolazione americana non sopporta più questa situazione, non sopporta vedere i loro figli rischiare ogni giorno per colpa di interessi dei potenti.

Obama ha saputo incarnare i sentimenti dei cittadini e la loro voglia di rottura col passato e il bisogno di sentirsi orgogliosi della propria nazione, cosa che per molti non era più così; si erano persi i valori che erano stati da sempre i loro capi saldi e il "sogno americano" è stato infranto; ha saputo catalizzare l'opinione pubblica col suo carisma e ha saputo usare tutti i mezzi per fare campagna elettorale e soprattutto internet ottenendo infatti i favori di chi queste tecnologie le utilizza maggiormente cioè i giovani perchè giovane lo è anche lui e rappresentanta anche in questo senso una svolta, un modo nuovo di fare.
E' passato attraverso un percorso ricco di insidie come le primarie contro una favorita Clinton ed ha dimostrato di essere l'uomo giusto per far tornare a sognare la gente! Si perchè gli americani storicamente non sono dei grandi appassionati di politica e non ne seguono in maniera marcata l'andamento ed anche in questo Obama è riuscito a dare una svolta: arene e stadi pieni, folle di quasi 100.000 persone per il neo-presidente, si vedeva quindi la necessità di un popolo di trovare una persona in cui credere, tanto che l'"Obamismo" è praticamente diventato un movimento grazie anche ai tantissimi giovani che si sono prodigati come volontari per diffonderlo.
Poi senza ancora ancora entrare in carica è riuscito in un miracolo: ha unito il mondo attorno a lui! Ovunque e chiunque praticamente tifava per lui al difuori degli Usa ,perchè come si sa dagli Usa molto spesso dipendono le sorti anche degli altri paesi, e perfino in Italia e dico perfino,maggioranza ed opposizione si son trovati daccordo sulla bontà dell'elezione (salvo screzi idioti..ma siamo pur sempre in Italia); se non è un miracolo questo!

Ma qualche parola lo merita anche il perdente (ma non è così) Mccain che si è battuto con lealtà e onore in questa sfida e che ha perso contro un autentico ciclone (anzi 2...Bush) facendo tutto ciò che poteva fare e concedendo l'onore delle armi a Obama con un senso di Stato a cui noi italiani dovremmo attingere. Gli Stati Uniti sono un grandissimo esempio di democrazia e l'hanno dimostrato per l'ennesima volta, Obama è l'esempio che tutto può succedere in un paese come gli Stati Uniti e noi speriamo che il suo sogno e dei suoi cittadini continui ad esistere perchè in fondo dietro al "sogno americano" ci andiamo un pò tutti.

ecco qua il primo discorso (vi consiglio di ascoltarlo perchè è molto bello):


giovedì 9 ottobre 2008

Obama Rock

Le star del rock contro McCain
Foo Fighters: "Non usi i nostri brani!"

Si avvicinano le elezioni presidenziali degli Stati Uniti e il mondo della musica si schiera contro il candidato repubblicano John McCain. Il gruppo dei Foo Fighters ha chiesto a McCain di non usare più la loro canzone "My Hero" nella campagna elettorale. Prima di loro era toccato a Madonna che due giorni fa ha dichiarato di non volere la candidata vicepresidente, Sarah Palin, ai suoi concerti.

La campagna elettorale USA è già entrata nel vivo. Intanto, a meno di un mese dal voto continuano ad infoltirsi gli schieramenti in favore di Barak Obama da parte di musicisti. È tornato il Vote for Change, l'evento musicale-politico itinerante che nell'ottobre 2004 supportava il candidato democratico John Kerry e che aveva coinvolto Bruce Springsteen e altre star (REM, Pearl Jam fra gli altri).
Il musicista del New Jersey ha appoggiato Obama tenendo due show acustici all'Ohio State University e all'Oestrike Stadium della Michigan University, accompagnato da chitarra e armonica, Ha scelto dal suo repertorio canzoni simbolo della sua discografia e brani scritti con intenti più politici (Devils & Dust, The Ghost of Tom Joad, The Rising). Per la chiusura dei mini-show ha eseguito il classico di Woody Guthrie "This Land is Your Land".

Molti altri sono scesi in campo come non succedeva forse da oltre quarant'anni. E praticamente tutti sono contro McCain. Dai Pearl Jam ai Rem, da Sheryl Crow ai Green Day. Perfino Bob Dylan, che in tutta la sua carriera non si è mai schierato apertamente per un candidato politico (nemmeno negli anni Sessanta), ha rotto il ghiaccio per Obama.

E dopo mesi di tributi ospitati da YouTube, il candidato democratico ha anche una compilation, colonna sonora ideale della sua corsa alla Casa Bianca, nonchè aiuto economico per la campagna elettorale. Intitolato "Yes We Can", il disco è in vendita sul sito Barackobama.com fino al 4 novembre, giorno delle elezioni (in seguito sarà disponibile in negozi). Curato dalla Hidden Beach Recordings, raccoglie brani di Stevie Wonder, Lionel Richie, Sheryl Crow, John Legend e Kanye West. Tutto questo ha stizzito fotermente il senatore John Mc Cain.

Intanto i Foo Fighters hanno chiesto ai repubblicani di non usare più il loro brano "My Hero" nella campagna elettorale, dato che tradisce il sentimento originale dei versi. Già John Mellecamp e Jackson Browne avevano proibito a McCain di usare le loro canzoni.
Madonna, invece, pur non buttandosi nella mischia concitata di questi ultimi tempi, ha proibito a Sarah Palin di assistere a uno dei suoi concerti, spiegando: "Non è nulla di personale, ma non voglio che il suono della motoslitta di suo marito rovini il mio show". Miss Ciccone d'altronde non ha mai nascosto le sue antipatie per il partito repubblicano.

Negli States si vota solo se prima ci si registra. Da qui l'invito di molte star alle nuove generazioni a segnarsi nelle liste. Jessica Alba è diventata la testimonial di Declare Yourself, sorta di pubblicità progresso bipartisan (nonostante da tempo abbia dato la sua preferenza al candidato democratico). Lo slogan della campagna è "only you can silence yourself" (soltanto tu puoi farti mettere a tacere). Hanno partecipato, tra gli altri, anche Jennifer Aniston, Kevin Bacon, Halle Berry, Leonardo DiCaprio, Jaime Foxx, Dustin Hoffman, Ashton Kutcher, Eva Longoria, Tobey Maguire, Demi Moore, Natalie Portman e Forest Whitaker.

sabato 13 settembre 2008

September clues

2 giorni fa ho ricordato quel terribile giorno e le emozioni di quel giorno. Oggi voglio sottoporvi questa serie di filmati intitolati "September Clues"; sono 10 e tentano di avvallorare la tesi del No Plane cioè che quel giorno in realtà nessun aereo si è schiantato sulle torri ma è stato qualcos'altro! Detta così può anche sembrare qualcosa di assurdo, io vi invito a perdere un pò di tempo e guardarli perchè qualche dubbio verrà anche a voi.
Ora nn dico che questa sia la verità di quel giorno ma sono altrettanto convinto che quella che spacciano per la versione ufficiale non sia minimamente veritiera...

September clues 1:


September clues 2:


September clues 3:


September clues 4:


September clues 5:


September clues 6:


September clues 7:


September clues 8:


September clues 9:


September clues 10:

giovedì 11 settembre 2008

Non dimenticherò mai!!

7 anni sono passati, 7 lunghi anni ma ogni volta che ci si ripensa sembra ieri. Quel maledetto giorno ha veramente cambiato la mia vita e la mia non è retorica ma questo fatto ha profondamente influenzato il mio essere ed ha profondamente influenzato la vita di tutti noi da quel momento. Io poi mi trovavo proprio da quelle parti per un viaggio da favola post-matura nelle bellezze degli Stati Uniti ed il 9 settembre ero atterrato a New York, ho vissuto il dramma di un paese ma ho imparato dalla compostezza e dalla voglia di rialzarsi subito e di aiutarsi a vicenda per uscire da quel momento.
Ricordo ancora la mia incredulità, il mio non riuscirsi a rendere conto..ricordo ogni momento di quella mattinata (là era mattina) e ricordo precisamente le parole delle persone che mi circondavano ed io alle parole "sono crollate le torri" non riuscivo nella mia mente ad immaginare cotanta tragedia e pensavo non so neanchio io a cosa ma non a quello che era successo, era troppo anche per la mia immaginazione.
Io prima amavo New York ci ero già andato ma ora sento un legame veramente speciale ed una parte del mio cuore è la dentro in quella meravigliosa, fantastica e unica città.

Dedico agli eroi di quella giornata (i pompieri) questa canzone scritta da Springsteen nell'album The rising ispirato all'11 settembre: "Into the fire", la sentite in sottofondo nel blog.



WE WILL NEVER FORGET!!

sabato 21 giugno 2008

Country I Love

Il Super Spot è in onda da ieri, è una tradizione, può far vincere un’elezione. Ma anche no. Quello di Barack Obama è affettuoso, autobiografico, molto patriottico; si intitola «Country I Love», il Paese che amo. Il «first general election tv ad», in America, è il vero e principale manifesto elettorale. Il candidato racconta in 60 secondi la sua storia e il suo programma. Cerca di motivare, far identificare, emozionare. E negli ultimi vent’anni, hanno sbagliato spot tre candidati democratici su quattro.


mercoledì 4 giugno 2008

Siiii Obama!!


Io sono molto contento della vittoria di Obama. Mi fa pensare ad un vero cambiamento eppoi lo considero un forte segnale per l'integrazione razziale e per i diritti degli afro-americani che ancora oggi vengono spesso calpestati.
Ora il primo passo è stato fatto, il difficile però deve arrivare....


USA: OBAMA TRIONFA, ORA AL VIA LA SFIDA CON MCCAIN

(di Marco Bardazzi)
WASHINGTON - Le elezioni del 4 novembre per scegliere il 44mo presidente degli Stati Uniti saranno una sfida tra un candidato nero di 46 anni, figlio di un immigrato del Kenya e di una madre bianca del Kansas, e un eroe di guerra di 71 anni. Il senatore Barack Obama ha chiuso la partita contro Hillary Clinton per la nomination dei democratici e sfiderà il repubblicano John McCain per la successione a George W.Bush. "E' un giorno nuovo e migliore in America", ha annunciato Obama, il primo afro-americano a raggiungere un traguardo del genere nella storia, nel discorso notturno della vittoria in cui ha preso in prestito uno slogan che riecheggia John F.Kennedy, ma anche Ronald Reagan. Da New York, la Clinton gli ha fatto i complimenti senza però annunciare formalmente il ritiro. Ma il suo staff ha fatto sapere che la senatrice cerca un incontro privato al più presto con Obama e crescono le voci di un suo possibile ruolo di vice nel 'ticket' presidenziale. Dopo cinque mesi di un'intensa battaglia cominciata con il voto del 3 gennaio in Iowa, Obama è emerso vincitore nel giorno delle ultime primarie in programma nel calendario dei democratici. Chiusi i seggi in South Dakota e Montana, ultimi a pronunciarsi dopo una serie di voti in 54 stati e territori americani, Obama ha annunciato ufficialmente di essere "il candidato dei democratici a presidente degli Stati Uniti".

La Clinton ha chiuso in bellezza, vincendo un po' a sorpresa in South Dakota, mentre il Montana è andato al senatore nero. Obama ha festeggiato la vittoria a St.Paul, in Minnesota, nella stessa arena dove dall'1 al 4 settembre i repubblicani terranno la convention che incoronerà McCain. Un gesto di sfida arrivato poche ore dopo che lo stesso McCain, da New Orleans - la città della disfatta dell'amministrazione Bush per l'uragano Katrina - ha lanciato la carica contro l'avversario di novembre. "Il vero cambiamento sono io", ha proclamato il senatore repubblicano, ironizzando più volte sulla parola-chiave della campagna elettorale di Obama e attaccando quello che ha defito ripetutamente "un giovane" avversario, dipingendolo come inesperto e su posizioni sbagliate sui temi nazionali e soprattutto internazionali. A partire dal dialogo con i 'cattivi' del mondo come l'iraniano Mahmud Ahmadinejad. In un assaggio della battaglia a cui l'America e il mondo assisteranno nei prossimi mesi, Obama ha risposto punto per punto: "Ci sono molte parole - ha affermato - per descrivere il tentativo di John McCain di cancellare il suo abbraccio delle politiche di George Bush e di farsi passare per bipartisan e nuovo. Ma 'cambiamento' non è una di quelle parole". Obama ha ribadito le proprie priorità, a partire dall'Iraq: "Dobbiamo essere così cauti nell'uscire dall'Iraq come siamo stati incauti nell'entrarci, ma di sicuro dobbiamo cominciare ad andarcene". Per il senatore e candidato presidente, "é l'ora di rifocalizzare i nostri sforzi contro la leadership di Al Qaida e in Afghanistan, e mobilitare il mondo contro le minacce comuni del XXI secolo: terrorismo e armi nucleari, clima e povertà, genocidio e malattie". Nella notte del trionfo di Obama, delle sfide di McCain e del fischio d'inizio della corsa verso l'Election Day, è rimasto da sciogliere il nodo di Hillary Clinton.

L'ex First Lady, messo da parte il sogno di diventare la prima donna presidente degli Usa, si è detta pronta "a lavorare per l'unità del partito" e per la vittoria a novembre. I prossimi giorni diranno se Obama accetterà di fare di lei la 'running mate' - un'ipotesi che negli ultimi mesi è sembrata inconcepibile alla maggioranza dei commentatori - o se alla Clinton spetterà un ruolo diverso, e minore, all'interno del partito democratico. (marco.bardazzi@ansa.it).

venerdì 18 aprile 2008

Bruce con Obama


Bruce sceglie Obama: «La mia America»
L'autore di «Born in the Usa»: è il migliore. Nel 2004 sostenne John Kerry, ma non fece la differenza

WASHINGTON — A Hillary Clinton, che lo accusa di essere un elitario e di non capire la classe operaia, Barack Obama ha dato ieri una risposta eloquente. O meglio, l’ha data per lui Bruce Springsteen, il bardo dei «bluecollars», la rockstar che da trent’anni canta l’America devastata ma fiera delle città industriali e che ora ha deciso di scendere in campo per appoggiare il senatore democratico dell’Illinois. «Come molti di voi ho seguito la campagna e credo di avere visto e udito abbastanza per sapere che Barack Obama sia di gran lunga il miglior candidato», ha scritto il Boss in una lettera ai fan pubblicata sul suo sito Internet. Per Springsteen, il senatore afro-americano «ha lo spessore, la capacità di riflettere e la determinazione per essere il nostro prossimo presidente, quello che ci può guidare nel Ventunesimo secolo con un rinnovato senso di missione morale». Di più, «Obama parla all’America che racconto da 35 anni con la mia musica, una nazione generosa, con una popolazione disposta ad affrontare problemi intricati e complessi, un Paese interessato al suo destino collettivo e al potenziale del suo spirito comune».

Nel motivare la sua scelta, il cantante che fece di «Born in the Usa» una sorta di inno dell’orgoglio operaio, non rinuncia a entrare direttamente nella polemica di questi giorni, pur senza menzionare per nome Hillary Clinton. «Alcuni critici hanno tentato di demolire Obama, esagerando certi suoi commenti e relazioni personali», ha scritto Springsteen, riferendosi alla frase sui «disoccupati frustrati della Pennsylvania che trovano sfogo nelle armi e nella religione», pronunciata da Barack a San Francisco, e ai suoi rapporti con il pastore antisemita di Chicago, Jeremiah Wright. «Per quanto siano temi degni di essere discussi— così la rockstar —, essi sono stati estrapolati dal contesto e dalla sostanza della vita e della visione di Obama, spesso per distrarci dai veri temi: la guerra e la pace, la lotta per la giustizia economica e razziale, la difesa della Costituzione, la protezione del nostro ambiente». L’endorsement di Springsteen per Barack giunge a pochi giorni dalle primarie della Pennsylvania, Stato operaio per definizione, dove Hillary spera proprio nei «bluecollars » per una vittoria che tenga in vita le sue poche speranze di strappare la nomination democratica, ormai alla portata di Obama. Il cantante ha invitato gli elettori a «considerare il terribile danno compiuto negli otto anni trascorsi» e dare il via a «un grande progetto che ci restituisca l’America».

Non è la prima volta che Bruce Springsteen si schiera con un candidato democratico alla Casa Bianca. Nel 2004 pagò un alto prezzo alla sua popolarità, facendo campagna per John Kerry. Il suo cavallo di battaglia fu The Promised Land, celebre per i versi «ho fatto del mio meglio per vivere nel modo giusto/ mi alzo ogni mattina e vado a lavorare/ ma qualche volta mi sento così debole che vorrei esplodere/ esplodere e buttare giù tutta la città/ prendere un coltello e tagliar via questa pena dal cuore». Probabilmente lo aiutò con i suoi concerti a conquistare il Wisconsin e la stessa Pennsylvania. Ma non fece la differenza in Ohio, dove nonostante una leggendaria performance a Cleveland alla vigilia del voto, George W. Bush vinse lo Stato e con quello la Casa Bianca. Per fortuna di Obama, il Boss aveva già in programma due concerti il 27 e il 28 in North Carolina, a pochi giorni dalle cruciali primarie di quello Stato. Ma il valore dell’endorsement di Springsteen a Barack è soprattutto simbolico, offrendogli una sponda per deviare l’accusa di elitismo, che in questi giorni ha occupato tutto il dibattito elettorale, costringendolo a difendersi.

Paolo Valentino
(corriere della sera 17 aprile 2008)

domenica 16 marzo 2008

Aspetterei un gesto.....ma invano!!


Si da qua a qualche settimana un gesto me lo aspetterei,un gesto fragoroso perchè fragoroso è quello che sta succedendo!


Lo spirito olimpico qual'è?!? Non era di fratellanza e unione in nome dello sport,con i cinque cerchi al di sopra di ogni nazionalismo?? O ora hanno l'hanno cambiato? Forse ci sono cinque simboli del dollaro ormai!!


Quello che sta succedendo in Cina è quando di più vergognoso e vile,oppressione e repressione di un popolo perdipiù in casa loro. No questi non credo siano valori di un mondo civile ne tantomeno i valori che fanno incontrare ogni quattro anni tutte le nazioni sotto un'unica bandiera!!


Queste olimpiadi non dovevano neanche essere assegnate a tale paese,ma come detto prima ormai i "dollarozzi" sono il vero simbolo olimpico e con tale spirito è giustissimo farle là, un mercato in espansione in cui tutti (Italia compresa) vogliono andare a fare affari e chissenefrega se la parola "diritti umani" non gliela ancora spiegata nessuno, per far affari non è necessario.


Beh io invano aspetterei un gesto,quello da paese civile,lo aspetterei dal mio paese ma tutti gli altri: queste olimpiadi vanno boicottate prima di tutto per prendere distanza da ciò che sta avvenendo e poi perchè mi sembra che i valori cardini dei giochi olimpici non siano rispettati e quindi tale manifestazione non sia legittimata a tenersi in tale posto!!


E quindi avanti,diamo il via alle olimpiadi dell'ipocrisia...ormai è questo lo spirito no delle olimpiadi ma del nostro mondo.