domenica 2 marzo 2008

Qualcosa da salvare c'era..

Il Festival l'ho visto poco,quasi niente direi,ma la tv era spesso accesa su Rai1 questi giorni anche se poi facevo altro. Una sera all'improvviso mi son trovato davanti sto ragazzetto e quando ho visto quella chitarra (chi mi conosce sa..) e l'armonica ho pensato per un'attimo di aver trovato il mio salvatore del festival.

Alla fine non è niente di trascendentale però dal mio punto di vista supera la maggior parte delle cose sentite con un melodia molto semplice e forse banale ma che viene rafforzata da un testo che banale non è e che finalmente riesce a trasmettere qualcosa e non cade nella ormai consetua e ritrita mielosaità sanremese che spesso leggendo il testo non ne capisci un significato ma che però contiene la parola amore almeno 10 volte!! Ora non so nenache come sia arrivato in classifica sto ragazzo ma lo invito a fregarsene e a portare avanti i suoi ideali di musica cercando di anteporre questi alle logiche di mercato (italiane).

1 commento:

Raphael ha detto...

Novecento

E mi svegliai un mattino in una vita sconosciuta,
una vita che sembrava già vissuta;
tra la luce che barbaglia e la casa che bisbiglia
un sogno scolorava tra le ciglia.
Mio nonno era un bracciante, mio padre clandestino,
operaio al Lingotto di Torino,
la chiamarono presto madre la sua ragazza amata
mi scoprì al mondo l’Italia liberata.

Cambieranno uomini e cambieranno re
Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.

E non fu solo un sogno e non ci credemmo poco
mettere il mondo a ferro e fuoco,
mentre un’altra stagione già suonava la campana
il primo rintocco fu a Piazza Fontana.
Era un giorni di maggio, un giorno di lavoro
il mattino che trovarono Aldo Moro,
e la mente fu la stessa e fu identica la mossa
assassina che uccise Guido Rossa.

Cambieranno uomini e cambieranno re
Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.

A Padova di sera c’era l’Italia tutta
quella sera in Piazza della Frutta
e fu come abbandonare un padre o un amico
quando il cielo rivolle indietro Enrico.
Adesso ho giorni buoni e una vita dignitosa
ma non mi piego a una coscienza silenziosa
al futuro porto in dote la memoria
nel cuore rugge l’urlo della storia

Cambieranno uomini e cambieranno re
Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.